N on che la razza sia ben stata mascherata, ma infondo il Maestro nemmeno di tanto si curò. Eppure quell’eccesso di regalità a lui dinnanzi aveva commesso un grave errore. Anzi, forse di errori ne aveva commessi anche più di uno: aveva sbagliato proprio su tutta la linea. Le bieche labbra pronunziarono parole malevoli rivolte alla propria persona, che mirasse a ferirlo nell’orgoglio o a coglierne emozioni di titubanza non poteva saperlo, ma con altezzosa superiorità fece intendere di non essere nemmeno lontanamente sfiorato da quanto detto dallo strano individuo. Non osò –almeno per ora- interrompere il discorso di quell’essere circondato dal mistero, e silente attese, mantenendo fede al codice d’onore nobiliare che caratterizzava i suoi modi estremamente fini e regali, forse anche più di colui che gli stava di fronte colmo d’autostima. Non che Demitri non fosse sicuro di vincere, anzi, per lui il trionfo era certo come l’alba del sole o il tramonto. Come la bellezza della luna. Quell’uomo gli diede le spalle, quale miglior occasione per ucciderlo ancor prima d’iniziare a scaldarsi, ma ciò sarebbe stato un atto di codardia pura, un atto che mal s’addice al Signore delle Tenebre. In vero fu stupito di un simile gesto da parte del nemico, quasi avesse dimostrato improvviso disinteresse al combattimento che fin dalle prime battute sembrava presentarsi particolarmente divertente rispetto a tutti i blandi duelli che in altra sede si tenevano. Così l’avversario lo ammonì dell’eccesso di zelo prima dimostrato, decretando la completa incapacità di Demitri a colpirlo; un dato non certo finché non sarebbe finito lo scontro. Ma qualcosa non quadrava… le pronunziate parole non furono sparse al vento, incolte dall’orecchio dell’essere delle Tenebre proprio come credeva, bensì trapassarono l’involucro di carne del Maestro giungendo al covo dell’anima. Dilaniano l’equilibrio dello spirto e dilaga una sensazione di paura, e non solo… era come se il Maestro pendesse letteralmente dalle parole di quell’oscuro individuo. Come fosse il suo Re. Non poteva colpire il suo Re. Un dato che –in condizioni normali- avrebbe preso per veritiero solo quando con i propri occhi avrebbe assistito al volo di porci, ma che –in questo specifico caso- risuonava altisonante all’interno delle proprie orecchie dall’udito fine, quasi per marcare la sua situazione di incapacità. Il nemico continua a dargli le spalle, fiero, altezzoso… convinto che il suo cavaliere sarebbe stato perfetto per sconfiggerlo. Anche ciò veniva indubbiamente preso per veritiero, Demitri si rivoltava dalla tomba per come si comportava. Assecondava le parole di quell’individuo come fossero assolute, la reincarnazione della verità. Era palese come quell’uomo fosse dotato di stupefacenti abilità persuasive, tali da corrompere l’animo dei più deboli, ma per sua sfortuna la Bestia Famelica era tutto tranne che debole, poteva sì risentire di quel dire, ma anche con gli arti mutilati o privo di energie avrebbe tentato di squartare il nemico finché non sarebbe rimasto che una mera accozzaglia di lembi di carne e fiotti di sangue. Oh si… lo avrebbe fatto, ma ora doveva combattere contro le sinuose parole di quell’uomo. Il rombo di un tuono cadde metri e metri più in là, bruciando i delicati fiori e le curate erbe, dando vita a basse fiamme che divorarono tutto ciò che vi fu d’intorno. L’elettricità sapeva essere devastante quanto tremendamente elegante. Quei dolci e delicati profumi lenti andavano per scomparire per far spazio ad odor di bruciato, assai fastidioso per un olfatto fine come quello del Maestro. Fece una smorfia per cacciar via quel fastidioso olezzo, arricciando il naso, ma niente. Eppure un altro motivo per ringraziare il guerriero ammantato, che con quel basso fuocherello assai distante aveva fornito all’Alchimista interessantissimi elementi da poter sfruttare avanti con l’avanzare della lotta. La bellezza del Giardino dei Sospiri veniva meno, divorata da quest’ultima potenza naturale, accompagnata ad uno stridio metallico. Forte, intenso, sempre più vicino…
Ma ecco che la mente si desta, ed il Mezzovampiro sorride. Come soleva fare, non un sorriso normale e mortale, bensì un sorriso al limite dell’umano, deformante il volto splendido nella reincarnazione della mostruosità. L’eccitazione lo trapassava come un fulmine a ciel sereno, non dissimile dal tuono ch’in vero cadde, sbiascicando sulla pelle, risalendo per la schiena, irrompendo nel proprio cuore. Il rumore metallico aumentava d’intensità, lo sferragliare si faceva sempre più forte finché agli occhi non si mostrò. L’unico rammarico del sanguemisto fu non poter leggere l’espressione dell’anonimo nemico in quel momento, ed il suo io interiore pregava con tutte le forze che si girasse… che mostrasse il viso enigmatico e superiore ancora una volta, ma purtroppo il desiderio non fu realizzato. Forse perché mancava la stella cadente alla scena, chissà. Ma il dispiacere fu tempestivamente colmato di gioia pura, emozione, divertimento. Il Cavaliere era arrivato. Il suo corpo era un enorme blocco in ferro, armato di spada e protetto da un’armatura abbastanza spessa. Un Golem, quale più consono cavaliere per quell’individuo trapelante d’enigma e carisma! Una creatura mitologica rinomata per essere quanto di più resistente bestia ci fosse in Terra, ed oltre la cute impossibile da scalfire, la forza bruta esalava da tutti i pori. Forse peccava di velocità e scaltrezza, ma Demitri non ci avrebbe giurato. Contro quel nemico nulla era certo, e l’impossibile diveniva possibile. L’ultima raccomandazione dal banditore di potestà fu il divertimento, indi si trasse fuori dal combattimento affidando le sorti del tutto a quell’involucro di metallo. Così gentile da cedergli l’onore di confrontarsi con una delle Creature dimenticate dal Tempo, Demitri provò una forte sensazione d’eccitazione… un incontro contro una simile bestia come mai sarebbe stato? Eppure era altresì vero che un mero involucro di ferro essendo tale era privo di sentimenti, e non poter far soffrire il nemico era una rinunzia indicibile. Effettivamente avrebbe di molto preferito far soffrir quell’uomo enigmatico, ma la vita è dura ed il destino altrettanto, e quell’uomo s’era tirato fuori come d’incanto. Comportamento vigliacco, eppure Demitri non lo pensava per nulla. Infondo quell’uomo lo aveva detto, il Vampiro non poteva colpirlo, parole prese per certe. Ma si sbagliava, e non solo qui. Aveva fallito, clamorosamente… dappertutto.
« Un entrée a lei assai consono, peccato che abbia sbagliato su tutta la linea. »
Un passo indietro seguito col busto che s’inchina in segno di reverenza, solo leggermente. Un giusto tributo per quell’essere che gli concedeva gentilmente un avversario assai divertente… un antica creatura della terra.
« Primo errore. Colui che dorme dalla creazione della Terra ti è di fronte, assai imprudente dargli del moccioso dato che da quand’è che vita esiste la mia orma è impressa a questo suolo. »
Sembrava quasi emularlo con i lampanti gesti numerici delle dita, affiancate alle parole.
« Secondo errore. »
Interruzione. Sorriso macabro.
« Io non sono un Vampiro... Sono un Mezzovampiro!»
Il Golem s’avvicinava, irruente, pericoloso. Demitri lo attende, divertito. In un attimo, in un istante… egli analizza velocemente le possibilità di reazione che potrebbe avere contro una simile mostruosità, elaborando velocemente una strategia. Infondo questa è la primaria delle caratteristiche degli Alchimisti: essere calcolatori in qualunque situazione, poiché la forza viene dall’ambiente e da ciò che da esso puoi reperire. Non sono solo uomini tutto pozioni, difatti gli strani infusi rappresentano solo una delle loro peculiarità. Principalmente gli alchimisti riescono a trarre forza da tutto ciò che li circonda, sia a livello chimico, che fisico, che elementale: ogni cosa può essere soggetta al loro influsso, ogni materia. Il cavaliere era un essere alto ed imponente, raggiungeva e di poco superava i tre metri, davvero un blocco imponente e maestoso se si considera anche la sua struttura interamente in ferro. Contro una simile creatura era da escludere a priori l’utilizzo di abilità di scherma, ed anche dopo aver riversatogli contro tutto il caricatore dell’adorata Meistirus non avrebbe comunque ottenuto nulla di nulla. Bisognava puntare tutto sull’alchimia sia per sfondare quell’armatura, abbastanza spessa ed all’apparenza in scalfibile, che per contrastare quella spada, la cui lama era spessa e superava di poco il metro e mezzo, seguita da un’impugnatura di circa venti centimetri. Un guerriero perfetto sotto ogni punto di vista, un avversario formidabile. Demitri gli fu sinceramente grato per concedergli un così interessante nemico da abbattere, ma si sa, nella sua eterna esistenza di bizzarre creature ne aveva incontrate a non finire, anche di golem. Probabilmente questo differiva da tutta l’altra marmaglia di creature di medesima razza, non per nulla era il Cavaliere di quell’uomo, ma la strategia d’adoperare era sempre quella. Rise, come soleva fare quand’era certo d’avere la vittoria in pugno. Forse peccava d’eccessiva sicurezza, ma ora tutto verteva a suo favore… Dietro di sé, basso al limitare del tramonto, il sole… così odioso e fastidioso, brillando sulla coperta schiena del sanguemisto non avrebbe recato alcun particolare danno. Al contrario, brillando sulle armi metalliche che impugnava l’essere oscuro avrebbe creato riflessi tali d’accecare chiunque si trovasse d’innanzi a sé. Nel caso specifico l’avversario non sarebbe stato accecato solo per il suo stare di spalle, ma appena si sarebbe voltato –oh si se si sarebbe voltato- l’abbaglio avrebbe causato fastidi agli occhi abbastanza intensi. Non solo, l’Alchimista ed il Golem combattevano in un ponte… un ponte assai resistente grazie a tutta l’impalcatura in legno massiccio –difatti non sarebbe caduto per il camminare del Golem o qual’altra sua movenza-, ma anche stretto tanto basta da ridurre cospicuamente i movimenti della creatura metallica. Grosso modo sul viale si poteva passare in fila per tre –massimo per quattro- persone di media statura, per cui un essere di oltre i tre metri poteva muoversi ben poco comodamente. La staccionata raggiungeva oltre un metro e mezzo di altezza, così facendo per un uomo di modeste dimensioni sarebbe stato quasi impossibile cadere oltre la struttura solida, ma stessa cosa non si poteva dire per una bestia così pesantemente armata ed altrettanto pesante di costituzione. L’intera struttura congiungeva due capi opposti che si alzavano dieci metri dal punto più basso dal mare, e dato che i due si trovavano vicino al punto più alto del cavalcavia –che rappresentava una struttura semicunea- l’altezza era di circa dodici metri. Precisamente il Signore delle Tenebre si trovava per due metri buoni più in alto del nemico principale, e di circa un metro più in alto del Golem che rimaneva sempr’e comunque più alto di lui. L’altezza così cospicua poteva essere grande fonte di pericolo: una volta caduti dal ponte, risalire sarebbe stato di per sé difficile, diciamo pure impossibile se a questo aggiungiamo altri fattori. Ad esempio la profondità del fiume, pressappoco quattro metri con un fondo roccioso. L’acqua era calma e limpida, ciò non avrebbe favorito il trasporto di materiali quali legni o altre impalcature. La riva era scoscesa e fangosa, una risalita per un golem con pochissima o addirittura nulla sensibilità nelle mani sarebbe stata impossibile, senza considerare l’ingente peso non solo dato dall’altezza –che superava di poco i tre metri- ma anche dal materiale che lo costituiva. Già è facile di per se che un individuo -la cui sensibilità di tatto sia discreta- scivolare inesorabilmente verso il basso, figurarsi per il costrutto. Ed anche se sarebbe risalito sulla riva ci sarebbe stato tutt’un massiccio che si ergeva per dieci metri circa da quel livello per raggiungere il fronte opposto del ponticello. Il massiccio si presentava con ben pochi appigli, una risalita era ardua e ci sarebbe occorso per lo meno abbastanza tempo per concludere lo scontro. Motivo per cui era inesplicabile la scalata era anche la superficie dei massicci che s’ergevano, non solo priva d’appigli ma anche assai fangosa da far scivolare le dita di un qualunque individuo destinandolo alla caduta decretata, pur tentando una scalata di quest’ultima, quindi, le dita che vi cercano appiglio scivolano in modo inesorabile verso il basso. Non vi erano guadi meno profondi del suddetto e nessun altro ponte per miglia, il fato lo aveva proprio ben destinato per quest’incontro. Tutto era pressoché perfetto, per non parlare del materiale di costruzione del Cavaliere. Ferro.
Ferro! Qual metallo più adatto? Certo, fosse stato in oro, in piombo o in mercurio sarebbe ancora meglio, ma di per sé il ferro è uno dei più pesanti metalli in natura, abbastanza pesante da assicurarsi un’ascesa impossibile. Tra i solidi si piazza al terzo posto per densità al grammo in centimetri cubici. Un puro principio scientifico, se la densità relativa di una sostanza è minore di 1 la suddetta sostanza galleggia sull’acqua, inversamente affonda. Facile immaginare che la densità relativa del ferro è superiore ad uno… di fatti è pari a 7.8 E quel Golem sembrava interamente composto in ferro… affonderà –oh si se lo farà- ed anche molto molto rapidamente. Gli occhi del Vampiro si sarebbero beati della visione di quel costrutto inabissare velocemente, vedere l’acqua sommergerlo fino a far sparire la sua visione. Inoltre il ferro essendo un materiale pesante sarebbe facilmente rimasto ancorato ai fondali del fiume, una risalita praticamente impossibile.
Rideva. Il Costrutto si dava così tanta pena per tentare di colpire il Maestro, ma tutto ciò è fatica sprecata. L’enorme creatura si piega in avanti, calando la lunga spada con così irruenza da far paura i più, ma –naturalmente- non al Mezzovampiro che di simili fenomeni nel corso di millenni di vita ne aveva visti a più non posso. Proprio come pensato, i suoi movimenti non erano affatto lenti e rozzi, bensì abbastanza veloci seppur non rapidissimi. I tempi di reazione erano sufficienti per schivare quel colpo, anche perché la creatura mostrò ben poco intelletto. Calava infatti la spada -retta con la mano destra- per attaccare alla medesima spalla nemica, la più distante quindi, e ciò lasciava tutto il corridoio sinistro libero al passaggio del Mezzovampiro, che sicuramente avrebbe approfittato di ciò. Dato che il Signore delle tenebre dava sul suo versante destro del ponte, gli bastò muoversi repentinamente verso l’esterno per far scivolare oltre la grande arma e farla cozzare contro il legno, sicuramente ceduto al suo impeto. In un movimento assai simile a quello d’un ombra, ei si spostò verso la propria sinistra, lasciando che il cappotto sbottonato ondulasse rendendo incerte le dimensioni della sua figura. Mosse per primo il piede sinistro in medesima direzione, seguito tempestivamente dal piede destro. La spada oltre di sé avrebbe colpito il vuoto ma riuscì a tirar nell’oblio un pezzo di stoffa del rosso cappotto.
Dannato. Come osava quella bestia costruita in metallo, priva d’intelletto alcuno, squarciare il suo adorato cappotto? L’avrebbe pagato per questo e –se tutto andava come previsto- la bestia ferrea avrebbe lasciato il sipario molto presto, lasciando agli spettatori l’onore di godersi solo la presenza dei due veri protagonisti. Ma non vi era tempo per badare a simili scempiaggini, la figura tetra continuava a correre mantenendosi sulla sinistra. Percorse due falcate ampie, portandosi al lato dell’essere imponente che –a quest’ora- doveva essere leggermente sbilanciata in avanti. Si sa, quando un individuo porta avanti un attacco, il non incontrare ostacoli solidi può sbilanciare l’asse del corpo. Nel caso del Golem il tutto andava a suo favore con impeto maggiore, poiché aveva calato la spada con assai irruenza ed aveva coperto la grande distanza di pari a quindici metri con pochi passi rapidi e veloci. Ciò faceva intuire un suo minor equilibrio.
Ma non finiva tutto qui –oh no di certo- e mentre l’essere a quest’ora dovrebbe essere sbilanciato in avanti dopo aver fallito l’attacco iniziale, Demitri in una frazione di secondo percorse un metro e mezzo in corsa, affiancandolo all’altezza dello scoperto fianco destro, scoperto per via della mano destra che abbatteva la lama della spada e della mano sinistra non impegnata in una sua protezione, e fu in quel momento che coronò il suo piano astuto e ben architettato. Agire… con il primo numero d’apertura. Certo, non sarebbe stato eclatante come il numero dell’avversario che magistralmente aveva materializzato dal nulla quella Bestia corazzata, ma indubbiamente utile. Il Golem Deve Cadere.
Pensieri folgoranti nel silenzio, interrotto solo dallo sferragliare del costrutto. Una creatura così immensamente resistente, in scalfibile, un corpo a corpo contro di essa era semplicemente improponibile. Il Maestro lo sapeva, era conscio d’un simile fattore e non osava dire il contrario, poiché sarebbe risultato non veritiero. Inutile sprecare un caricatore sopra la pelle di quel “coso”, ed altrettanto inutile infrangere la lama con insistenza snervante. Sprecare un eccessivo quantitativo di energie, abbattendolo con l’ausilio della Grande Arte? Possibile. Ma se lo avrebbe distrutto a suon d’attacchi, quante delle sue forze sarebbero rimaste in proprio possesso? Avrebbe avuto il vigore necessario ad abbattere il suo vero avversario? O la stanchezza sarebbe stata così intensa da segnarlo definitivamente come sconfitto? Ecco, assai probabile era la seconda risposta. Vincere sul Golem e perdere l’incontro erano due fattori assai connessi tra di loro.
Il Golem Deve Cadere. Un pensiero fisso, sembrava addirittura un automa più che un essere vivente. Era quello il suo unico obbiettivo, lo avrebbe perseguito con tutte le sue forze, finché l’ultimo esalo di vita non avrebbe abbandonato la sua anima. Affiancava la coriacea creatura stando quanto più vicino al suo fianco destro. Inizia il numero, tira in aria la pistola retta nella mano destra. Vorticante, essa si libra in cielo come una libellula, destinata –però- al tramonto et ricaduta. Una triste sorte, una necessaria sorte. Pochi secondi per agire, la pistola ha raggiunto il culmine della sua altezza nel lancio. Sul posto ella si alza di ben due metri, abbastanza d’offrire un tempo strettamente necessario nel coronare il sogno. Mentre Meistirus vortica nei cieli, la mano destra di Satana sprofonda all’interno del cappotto, sbottonato e largo a causa dell’afflusso d’aeree che aveva pervaso il corpo di Lui nella brevissima corsa. Cerca un qualcosa nella tasca interna, ma che sarà mai? L’unico indizio è un tintinnare di vetro, e poi… la uscì. Una pozione, ecco cos’era l’oggetto ricercato. Ma cosa vorrà fare l’Alchimista? Oramai la pistola sta ricadendo, manca solo un metro. Le dita della mano destra, coperta da quel candido guanto di delicata stoffa sulla cui superficie è tracciato il simbolo del Diavolo, avvolgono la piccola pozione, non percependo il freddo della superficie vitrea così distaccata e lontana dalla parola denominata “calore”. Quel vetro –alle menti dei più- potrebbe ricordare Demitri, un essere il cui corpo è freddo in maniera non dissimile, la cui pelle è pallida come la luna su uno sfondo completamente nero, un essere… cui il destino non comanda. La pozione è stata afferrata, la presa è assai salda. La mano forte fuoriesce dal cappotto tenendo quella pozione con così vigore da romperne la superficie, lasciando che il contenuto schizzi e si riversi nell’aria. Ah che disastro! Tutto per colpa della semplice distrazione! Ed ora, per colpa della sua distrazione, cosa sarebbe successo? Destinato alla rovina, alla disfatta totale, alla sicura decaduta? Oh Demitri, ogni tuo servo non ti avrebbe considerato tanto stolto da compiere una simil scempiaggine! No, signori e signore. Non alzatevi Messeri e Madame, anziani e giovani infanti, state seduti a guardare lo spettacolo… poiché il Re dei Re ancora era lì, con in viso dipinto un sorriso talmente largo da enunciare autonomamente la vittoria. Trionfo, a ciò era destinato il suo combattere. Sono millenni che impugna la spada, e millenni che si alzano inni di gloria et potestà in suo nome! Anche stavolta, l’inno glorioso si sarebbe levato dagli spalti, e tutta quell’ammasso di sconosciuti avrebbe per sempre ricordato il suo nome. La superficie vitrea si sgretola in tanti pezzettini taglienti come lame di rasoi, che inesorabilmente schizzano a destra e manca. Molti di loro si azzardarono persino a squarciare il guanto bianco ed a ferire la mano, da cui distillò sangue infertile. Non aveva la benché minima importanza, ora. Dal contenitore delicatamente costruito in vetro, si levò una sostanza non dissimile dall’energia. Aria ed Energia. Il Golem Deve Cadere.
Vai… via. Solo le labbra si mossero, ma da esse non fu emesso alcun suono. Forse la gente lontana, seduta placidamente sugli spalti, avrebbe potuto leggere il labiale, percependo il significato del messaggio. Ma anche se non lo avessero fatto, andava comunque bene, poiché gli effetti della pozione avrebbero parlato da sé. Aria ed Energia, i due elementi si propagarono con tempestiva velocità in maniera circolare tutt’intorno a Demitri. Quasi fossero cori e canti che si levavano in suo servizio, prostrando il giusto omaggio che una così folle essenza meritava, con centro Demitri, tutto ciò che lo circondava doveva andarsene. Un ordine così tassativo che l’aria e l’energia non persero tempo ad eseguire. Sul versante sinistro dell’eccelso Maximoff la staccionata si ruppe fragorosamente e pezzi di legno di modeste dimensioni schizzarono in aria per poi ricadere fragorosi oltre il limitare del ponte, sul versante destro –invece- l’aria mista ad energia tentava d’insediarsi sinuosa come solevano fare i serpenti tra la ferrea costituzione del costrutto, con l’unico obbiettivo di spedirlo oltre il limitare del ponte… giù per il fondo degli abissi. Fu questione d’un attimo, così come il vitreo contenitore veniva infranto la materia in esso contenuto si rilasciava, così veloce da non essere nemmeno contrastabile, l’azione non poteva essere neutralizzata. L’intensità di Aria ed Energia era abbastanza grande da non farsi grandi scrupoli a sollevare una montagna come quel Cavaliere, pertanto la sua costituzione non gli avrebbe giovato molto nello specifico caso. L’aeree corrotto dalla potenza si propaga all’altezza delle ginocchia del colosso, con un’intensità tale da sbilanciare l’asse di equilibrio della nobiliare creatura, sollevandola dal terreno per un metro buono per poi –con tutta la forza in proprio possesso- soffiare impetuoso per allontanarlo cospicuamente dalla zona di battaglia, contro la staccionata sul versante destro del sanguemisto. Ecco che la costituzione della creatura sarebbe andata a proprio sfavore, di fatti con l’impeto con cui sarebbe stata sospinta il legno della staccionata si sarebbe piegato e spezzato con facilità, anche grazie alla forza di gravità che lo chiama sotto il ponte, nel regno degli abissi. Un piano calcolato perfettamente, inoltre non lasciava alcuna via di fuga. Demitri contava sullo sbilanciamento del costrutto in avanti in seguito al mancato fendente, ma semmai esso non sarebbe avvenuto avrebbe influito assai poco, poiché le movenze agili e l’azione portata in contemporanea aveva avuto una tale tempestività da non essere facilmente neutralizzata. Inoltre non si può infrangere l’aeree energetico, ed esso si sarebbe propagato in maniera circolare per metri tutt’intorno, così che semmai il Golem avrebbe tentato di correre in avanti per scappare sarebbe comunque stato investito e scagliato oltre il limitare del ponte. Ma Demitri, semmai la creatura in ferro avrebbe saltato sul posto o in avanti alzandosi dal livello del suolo, cosa sarebbe successo? Semplicemente l’aeree tendendo ad “alzare” il nemico per spingerlo di schiena al suolo, avrebbe sbilanciato l’asse di equilibrio in salto e puntando sulla forza di spinta avrebbe comunque adempito al suo compito destinato. Torna al regno degli abissi… immonda creatura. Poiché la terra non merita la tua presenza. Un onda d’urto di potenza inaudita, tale da scagliarlo oltre il limitare, tentando d’alzare il corpo del bersaglio e –data la posizione che dava il fianco sinistro al limitare del ponte e la forza che proviene da sorgente opposta- lanciarlo con la schiena volta verso il basso, e si sa, ciò avrebbe solo sfavorito le sue possibilità di sopravvivenza.. Appigli? L’unico era la staccionata che si sarebbe distrutta poiché indebolita per l’aeree tumultuoso, il peso del Golem e la forza di gravità se mai si sarebbe aiutato ad issarsi sul legno, un appiglio praticamente in sfruttabile. Per il resto… il nulla. Se l’onda lo avrebbe investito –e data la velocità con cui agiva e la condizione del nemico che aveva appena attaccato era cosa molto probabile- e lo avrebbe sospinto verso l’esterno, sarebbe stato destinato all’affondo. In aria non vi erano appigli –fuorché l’aeree stesso purtroppo per lui impalpabile- e subito di sotto lo scorrere del fiumiciattolo. Di lì non poteva salire sulla riva fangosa –o almeno così si presumeva- e che s’alzasse per oltre quattordici metri dal fondo del mare -cui la costituzione in ferro avrebbe favorito la scesa- era ancora meno probabile.
Tu non puoi colpirmi. Queste le parole del nemico, ed erano totalmente vere. Così cariche di un sentimento intimidatorio, e seppur mal addette a Demitri pur sempre veritiere. Non poteva colpirlo… fin tanto che il suo Cavaliere lo avrebbe intrattenuto. Ma quell’ammasso di latta a quest’ora sarebbe dovuto cadere oltre il limitare del ponte –o almeno così architettava- indegno d’intrattenerlo se non per una piccola manciata di secondi. Ed allora, the King, perché non scendi tu a combattere con il Signore delle Tenebre? Tali erano i pensieri che fulminavano la sua deviata mente. La pistola ricadeva ed il numero finiva.
Oppure… no? Cosa fa, Demitri? Quell’involucro di pazzia e follia sfida colui che è superiore al regno? La mano scattante afferra la pistola librante in ciel, con il guanto ancora imbevuto di vetro e sangue. Il dito fulmineo e senza remora alcuna scivola sul grilletto, e la pallottola fuoriesce dalla canna. Eppure, non può colpirlo, questo lo sa bene… molto bene. Il dire del sovrano è legge e pertanto indiscutibile. Ma… anche se non può ferirlo, può pur sempre provare. Così folle, così pazzo, non ha paura a sfidare il dire di quell’Uomo. Gli spara, conscio di non colpirlo, ma pur sempre ci prova. Per il gusto di farlo. Si… proprio così: per il gusto di farlo. Una frase che spiega assai dubbi, come il perché lui combatte o perché continua a vivere in questo stadio tra la morte e il non scorrere di linfa vitale. Tutta quella macchinosità prima esagita contro il Golem, una creatura imponente si, ma priva di emozioni e pertanto per nulla divertente, era sparita d’un colpo. Ogniqualvolta guardare quell’Uomo –seppur egli fosse seduto e tranquillo- provava un moto di frenesia che pervadeva il corpo, la pelle, la schiena, ottenebrava la mente. In quell’attimo, erano concentrate tutte le intense emozioni.
Il dito scivola sul grilletto, la pallottola esce accompagnata dal sonoro scoppio della moderna pistola, il tutto avvenuto in sincronia indicibile con il vento energetico irruente che spazza via ogni cosa, e mentre i sensi dell’udito si concentrano sulle sorti del Cavaliere, tutto il resto è focalizzato sul Re. Poco più in là della pallottola –a neanche dieci centimetri dalla canna- si materializza un buco dimensionale. Un proiettile lungo quasi sette centimetri, di diametro 15mm, affusolato e perforante. In termini moderni potremmo dire che una pallottola del genere avrebbe perforato l'elmetto militare di cui fanno uso i soldati. In questo caso... avrebbe lacerato e dissanguato il nemico, colpendolo al midollo spinale -poichè seduto di spalle al nemico- avrebbe potuto persino paralizzarlo o riservargli chissà quale immane sventura in vita. Tale la capacità di quell’Alchimista, da creare piccoli buchi dimensionali a grandezza di proiettile per permettere a quest’ultimo di viaggiare a velocità inaudita, non attraversando materialmente i dieci metri circa che intercorrevano tra Demitri ed il suo nemico ma entrando nel buco dimensionale per uscire dall’altro capo ove seduto giaceva il vero avversario. Un buco visibile solo per un occhio estremamente fine –talment’era piccolo-, l’involucro in argento lo attraversa divenendo completamente invisibile e- decine di metri più in là- vicino al persuasore si apre un altro piccolissimo buco dimensionale da cui fuoriesce il proiettile argentato, veloce come un fulmine che s’abbatte sul tronco d’un albero… piegandolo, spezzandolo, terminandolo. Sparava alla parte più ampia del corpo seduto… al torace, alla sede del cuore e dell’anima.
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| ~Status Fisico: Sano. Non riporta ancora alcun genere di ferite. Il respiro è regolare, i battiti leggermente più veloci per l'emozione. Il cappotto rosso è leggermente squarciato a causa dell’attacco del Golem. La mano destra presenta piccoli tagli causati da schegge di vetro, ed il guanto bianco che la riveste è squarciato su vari punti. ~Status Psicologico: Divertito. Folle. Lo scontro è già iniziato, ma mentre contro il golem presenta una mente fredda di metallo ed ingranaggi, assai calcolatrice, contro il Re si fa facilmente trasportare dalle emozioni e dalle parole udite che risuonano altisonanti come verità assolute, ma non per questo infrangibili. ~Energia: 88% ~Abilità Innate Usate: ND ~Tecniche Usate:
Nome:Go Away! Descrizione:Durante il corpo a corpo, se Demitri si trova ed ha bisogno di allontanare da sé l’avversario, estrae con la mano libera una delle sue otto pozioni speciali, quattro nelle quattro tasche esterne del cappotto e quattro nelle quattro tasche interne, tali pozioni contengono uno strano elemento, un misto tra forza d’aria ed energia pura, quindi dopo che tiene stretta una di queste pozioni speciali la stringe forte e questa si rompe, liberando l’elemento che contiene… Quest’elemento si libera quindi molto velocemente espandendosi in maniera circolare con molta forza d’impatto, in questo modo si tenta di allontanare l’avversario alzandolo leggermente dal suolo e spingendolo lontano da Demitri. Ottima tecnica per uscir fuori da situazioni di corpo a corpo troppo strette e per passare ad un contrattacco, infatti l’onda d’urto quando allontana l’avversario (di circa 8m) tende ad alzarlo dal terreno con la schiena rivolta verso il basso, il che è un’ottimo momento per Demitri di partire al contrattacco. Consumo: Basso
Nome:Buchi Spazio Temporali Descrizione:Con quest'abilità Demitri è in grado di creare piccolissimi buchi spazio temporali, a grandezza di proiettile, per consentire a quest'ultimi di attraversali acquisendo maggiore velocità. In questo modo grandi distanze possono essere coperte con grande facilità, poichè i buchi spazio temporali, essendo collegati tra di loro, permettono al proiettile di non attraversare materialmente la distanza che li separa gli uni dagli altri, ed in questo modo se i buchi saranno collegati in maniera non rettilinea il proiettile potrà colpire anche in varie direzioni con vari cambi di direzione. Ai fini del gioco permette ai proiettili di viaggiare ad una velocità molto più elevata del normale e deviare liberamente. Tutti gli altri effetti sono puramente scenici e non conferiscono vantaggi in gioco Consumo: Medio |
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